Dino Campana (Marradi 1885 – Scandicci 1932) è per la letteratura italiana una figura del tutto originale e affascinante, che sembra dar ragione al cliché del «poeta maledetto». Sempre in bilico tra genialità e follia, autore di un’unica raccolta pubblicata nel 1914 dal suggestivo titolo di Canti Orfici, Campana ha goduto di grande fortuna postuma, diventando anche noto al grande pubblico tanto da ispirare con la sua vita e si suoi versi romanzi, film, canzoni. La sua biografia, trascinata tra continui tentativi di nuovi viaggi e mestieri, e inesorabili ritorni in manicomio (dove concluderà anche la sua esistenza), conta anche un burrascoso amore con la poetessa Sibilla Aleramo, e la curiosa quanto per lui sconvolgente vicenda dell’unica copia del manoscritto contenente la sua opera poetica andato perduto, riscritto da lui a memoria, e ritrovato poi molti anni dopo la sua morte.
Una figura umana e poetica capace dunque di ispirare e produrre altra arte ed immagini, inseguendo i medesimi temi evocati dalla sua vicenda biografica e letteraria, come accade nella mostra fotografica organizzata questa estate nei suggestivi spazi della casa che fu dello scrittore Marino Moretti, e che anche molti anni dopo la sua morte continua ad essere luogo di incontro per tutti coloro che riconoscono ancora il valore dei libri e della cultura letteraria e figurativa. Non si tratta però di una mostra di fotografie di Dino Campana, ma realizzate ispirandosi alla suggestione della sua vicenda umana e poetica, a partire dai medesimi temi – il viaggio, il sogno, la follia, il mare – e, per un curioso gioco di analogia – realizzate con una tecnica anch’essa «postuma»: quella della fotografia «istantanea» Polaroid, riscoperta in termini artistici solo dopo la conclusione del suo utilizzo commerciale. Autori di questo originale esperimento alcuni fotografi del Gruppo Polaser, un’associazione attiva dal 1998, che da tempo sta conducendo un lavoro espressivo sulle tracce del poeta di Marradi.
Ben poco all’apparenza sembrano avere in comune, oltre al medesimo anno di nascita, il 1885, il «matto» autore degli Orfici e il riservato scrittore col Lapis: in realtà, entrambi potrebbero rivelare la stessa urgenza del viaggio e della partenza, e una speciale sensibilità per il tema del mare, a partire dalle vele, protagoniste di una celebre poesia di Campana («Le vele le vele le vele…») e presenza sempre concreta e visibile davanti alla casa che fu di Moretti («Il canale, le vele, anche il mio tetto»).
La mostra che espone una selezione di immagini tratte da «Foto Orfiche» e «La Notte» realizzate nel 2003 e nel 2005 insieme ad altre più recenti, è curata per il Gruppo Polaser da Maria Vodarich, Claudio Bocchini e Pino Valgimigli. Gli autori che espongono, oltre i curatori, sono Fabrizio Giulietti, Andrea Drei, Massimiliano Vassura, Emanuele Luigi De Angelis, Fabio Panzavolta, Barbara Penso, Francesca Degli Angeli, Fabio Del Ghianda, Moreno Diana, Vito Lo Piccolo, Donata Milazzi.
Accanto all’esposizione delle immagini fotografiche, una piccola sezione bibliografica illustrerà le pubblicazioni di Dino Campana dove spicca anche una rarissima prima edizione dei Canti Orfici proveniente dal Fondo Antonio Baldini della Biblioteca Comunale di Santarcangelo di Romagna.
L’inaugurazione, venerdì 24 giugno alle 18.30, sarà anche l’occasione per un incontro di poesia nell’ambito della rassegna «La Serenata delle Zanzare», dal titolo Preferisco il rumore del mare, con letture dai Canti Orfici presentate e interpretate dal prof. Paolo Briganti (Università di Parma) e Mirella Cenni, di Argante Studio Parma.
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