L’archivio

Un imponente archivio nell’archivio. l’epistolario, raccoglie in 60 faldoni scambi epistolari intercorsi nell’arco di oltre un settantennio (dal 1902 al 1979), in cui si collocano i nomi più autorevoli, e i «personaggi secondari», della cultura letteraria e artistica del Novecento, non solo italiana ma anche europea e soprattutto francese.

Il settore più cospicuo, e maggiormente compulsato, è composto da oltre 14.000 lettere inviate da oltre 1370 corrispondenti a Moretti, a cui oggi si aggiungono varie migliaia di responsive (in originale o in fotocopia) acquisite in questi anni dall’istituto presso archivi privati o pubblici, che conservano carte di altri scrittori e personaggi del nostro Novecento.

Fra i maggiori interlocutori di Moretti ricordiamo quelli dei sodali Palazzeschi, Valgimigli, Sabatino Lopez, Papini, De Pisis, Ada Negri, Fausto Maria Martini, Panzini, Grazia Deledda, Borgese, Ojetti, Baldini, Corazzini (sono questi i nuclei più significativi): si possono trovare infatti lettere di Romain Rolland, Maurice Muret, Marcel Brion, Juliette Bertrand.

Difficile dar conto della complessità del fondo epistolare di Moretti, si può dire tra l’altro, che i «compagni d’arte» presenti a Cesenatico non esauriscono la lista dei corrispondenti dello scrittore romagnolo. Si registra ad esempio che il nucleo dei crepuscolari (Corazzini, Govoni e Gozzano) riguarda un limitato arco temporale, come del resto l’importante sezione legata all’esperienza morettiana della «Grande Illustrazione» di Pescara del 1914.

Neppure il gruppo degli artisti De Pisis e i Cascella, o meglio degli illustratori delle opere di Moretti come Adolfo De Carolis, Mario Vellani Marchi e Carlo Felice Zanelli, ai quali si aggiungono alcuni musicisti, possono completare il vastissimo elenco dei personaggi con cui fu in relazione lo scrittore. E se da un lato è notevole la presenza di giornalisti per lo più legati alle redazioni di quotidiani e riviste con le quali collaborò lo stesso Moretti: da «Il Corriere della Sera» a «Il Resto del Carlino», da «Il Giornale d’Italia» alla «Nuova Antologia», dall’altro larga parte ha «la trama delle corrispondenze editoriali»: i nomi sono quelli che si ritrovano sui volumi di Moretti: Treves, Mondadori, Ricciardi e ancora Tumminelli e Vallecchi.

Le carte autografe comprendono anche la sezione dei manoscritti delle opere morettiane, con 25 stesure di romanzi, dal Sole del sabato del 1916 a La vedova Fioravanti del 1941, con tre redazioni dell’Andreana (Tea prima di assumere questo nome) e le quattro del Pudore; 1680 carte con testi poetici (alcuni inediti); più di 1000 con novelle e racconti, prose di memoria, appunti e note che restituiscono l’insistito lavoro delle varianti e dei rifacimenti, cui si accompagna la varietà del procedimento scrittorio: scritti a penna a inchiostro con correzioni a lapis, dattiloscritti con rettifiche a penna sfera, ritagli incollati su fogli bianchi per lasciare un ampio margine alle postille autografe.

I nuclei dei materiali manoscritti, le carte che costituiscono «l’officina dello scrittore», e l’epistolario che ci restituisce il ritratto umano, oltreché letterario, dello stesso quale emerge dai rapporti con i sodali, rendono, nel modo più limpido, quella che è l’intersezione di un destino intellettuale con l’insieme di un sistema culturale, riflessi l’uno nell’altro, e rappresentano in genere la parte più preziosa di un fondo.

Ma non è trascurabile neanche la presenza della documentazione fotografica e iconografica che risponde a quell’orientamento della ricerca che dallo studio dei rapporti tra parola e immagine dirige l’interrogazione verso lo statuto culturale della visualità: al patrimonio prezioso di libri, riviste, testi inediti, epistolari, si aggiungono fotografie, quadri e stampe, e i materiali audiovisivi, tutta una documentazione cioè di interesse artistico e storico-culturale rilevantissimo, affidata a media diversi della scrittura.
Pensiamo, per esempio, alla raccolta delle oltre 170 stampe, antiche incisioni, spesso vedute di città, tutte dedicate e autografate dagli amici che gliele regalarono, e che vanno a comporre quella che lo stesso Moretti chiamò la «galleria dell’amicizia».
Di recente è stato sistemato anche il nucleo musicale con un cospicuo numero di dischi, che testimoniano del gusto e degli ascolti del poeta frequentatore assiduo di teatri.

ALTRI FONDI:

Virginio Minzolini (1887-1964)

Nel 1997 è stata donata a Casa Moretti la sezione moderna della biblioteca del professore bolognese Virginio Minzolini. Si tratta di circa 5.000 unità (fra volumi, opuscoli, fascicoli di riviste), che rappresentano con accurata sistematicità il meglio della letteratura italiana in verso e in prosa, nonché la relativa saggistica, dalla seconda metà del secolo scorso agli anni Sessanta, costituendo un fondamentale complemento all’originario fondo librario morettiano.

Federico Ravagli (1889 - 1968)

Sempre tramite donazione, nel 1997 è giunto l’archivio del giornalista e scrittore anch’egli bolognese Federico Ravagli, che da varie sedi e fra eclettici interessi, mantenne sempre un vitale contatto con la cultura romagnola, autore fra l’altro del volume Dino Campana e i goliardi del suo tempo (1941). Il Fondo Ravagli è composto di oltre quaranta faldoni d’archivio le carte comprendono una ampia varietà di documentazione: manoscritti, corrispondenza, ritagli e numeri sparsi di giornali e riviste, che riflettono i molteplici interessi, le attività, e i soggiorni all’estero di Ravagli. In particolare ampia documentazione riguarda il soggiorno in Libia, la fondazione della «Famiglia Romagnola» a Tripoli (1924-1931), con numerose fotografie riguardanti la Guerra di Libia. Un’altra sezione di particolare interesse comprende manifesti, testi, interventi sul movimento futurista.

Michele Vincieri (1913-1982)

Nel 1999 è stato donato l’archivio dello scrittore ravennate Michele Vincieri. Allievo di Aldo Ferrabino, Concetto Marchesi, Manara Valgimigli, figura eclettica di insegnante, studioso di storia del teatro, di poeta e narratore anche per l’infanzia, Vincieri, come risalta da una prima indagine nel fondo, collaborò con numerose riviste quali «Ausonia», «Sipario», «Il Lettore di Provincia», le sue poesie furono inserite in varie antologie. Fu inoltre in contatto con molte personalità della cultura letteraria italiana. Fra le sue opere ricordiamo almeno: Il teatro italiano contemporaneo (1941), Sotto lo zodiaco (1953), Via della misericordia (1954), Re Giovanni (1955), Un treno carico d’uomini (1961), Recita straordinaria (1963), Canzone a Majakovskij (1969), I manichini (1971), e per i fanciulli Le confessioni dell’orso Gregorio (1963), Il magnifico Ortensio (1966). L’archivio di Michele Vincieri, giunto in 26 scatoloni, comprende carte autografe (materiale epistolare, manoscritti di opere e inediti), raccolte di riviste («Il Dramma», «Sipario», «Ridotto», «Ausonia»), volumi con dedica degli autori (pervenuti anche attraverso premi letterari, es. Il Premio Cervia, di cui rimane una ricca sezione d’archivio), opere dell’autore.

Saturno Montanari (1918-1941)

Nel 1998 sono giunte a Casa Moretti le carte del poeta ravennate Saturno Montanari.
L’archivio si compone di 10 buste comprendenti in prevalenza materiale autografo preparatorio riguardante le due raccolte di poesie del 1939, Occhi lucenti (Bologna, Testa Editore), Voci in tono minore (Lugo, Officina dei Ferretti); e le raccolte postume Canzoni a l’orecchio (Bologna, Cappelli, 1943) e Lungo la carraia (Milano-Roma, Gastaldi, 1950).

Gino Montesanto (1922-2009)

Nel 2010, l’erede di Montesanto consegnò a Cesenatico i libri e le carte dello scrittore veneto di nascita, ma di formazione romagnola. Amico, tra gli altri di Marino Moretti, iniziò a scrivere giovanissimo e sotto le armi forma uno stretto sodalizio con un gruppo di intellettuali ed artisti che sarebbe proseguito per tutta la vita: Michele Prisco, Mario Pomilio, Enrico Accatino, Pietro Guida, Silvio Loffredo, Orseolo Torossi, Luca Desiato.
Il suo archivio è contenuto in circa 50 faldoni, che ospitano le oltre 5000 carte epistolari, i materiali preparatori delle opere maggiori Sta in noi la giustizia, 1952; Cielo chiuso, 1956; La cupola, 1966; Il figlio, 1975; Le impronte, 1980; Così non sia, 1985; Re di sabbia, 1991; Sottovento, 2002. E ancora: Prima parte, 1972 (racconti); Fino a Jùrmala, 1976 (diario di un viaggio in Unione Sovietica) e Date, 1988 (appunti di diario).
Altra documentazione illustra il lavoro per le riviste da lui fondate, come «Leggere», di cui è stato anche direttore, o come «La Fiera Letteraria», di cui è stato capo redattore dal 1963 al 1965. Rimane materiale anche a testimonianza del suo lavoro come autore di programmi e come sceneggiatore per la Rai, curando numerosi programmi culturali televisivi e radiofonici come I giorni, come anche del suo operato come giurato in premi letterari, ad esempio del premio Soverato nel 1964 di cui fu anche promotore.

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