Premio biennale “Marino Moretti” V edizione 2001

da | Ott 1, 2001

VERBALE DELLA GIURIA

Bologna, 1 ottobre 2001

La Commissione Giudicatrice del «Premio biennale Marino Moretti per la filologia, la storia e la critica nell’ambito della letteratura italiana dell’Otto e Novecento», composta dai professori Gian Luigi Beccaria, Franco Contorbia, Dante Isella, Pier Vincenzo Mengaldo ed Ezio Raimondi, si è riunita a Bologna, nella sede dell’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia Romagna alle ore 11.30 (in prima sessione) e poi alle ore 15.00 (in seconda sessione) del giorno 1 ottobre 2001 per assegnare i premi della quinta edizione. Sono presenti tutti i membri della Commissione. Proceduto quindi all’esame delle 119 opere concorrenti, si ritiene di definire le seguente rosa di opere finaliste:
Per la filologia
1. Alessandro Manzoni – Claude Fauriel, Carteggio, a cura di Irene Botta, Milano, Centro Nazionale di Studi Manzoniani, 2001 (Edizione Nazionale ed Europea delle Opere di Alessandro Manzoni, vol. 27).
2. Luca Danzi, Lingua nazionale e lessicografia milanese. Manzoni e Cherubini, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2001.
3. Iliade di Omero, traduzione di Vincenzo Monti, edizione critica a cura di Arnaldo Bruni, Bologna, Clueb, 2000.
4. Ippolito Nievo, Le Confessioni d’un Italiano, a cura di Simone Casini, vol. I e II, Parma, Guanda / Fondazione Pietro Bembo, 1999.
5. Bice Mortara Garavelli, Le parole e la giustizia. Divagazioni grammaticali e retoriche su testi giuridici italiani, Torino, Einaudi, 2001.
Per la storia e critica letteraria
1. Luigi Baldacci, Novecento passato remoto. Pagine di critica militante, Milano, Rizzoli, 2000
2. Vittorio Coletti, Dietro la parola. Miti e ossessioni del Novecento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2000.
3. Edoardo Sanguineti, Il chierico organico. Scritture e intellettuali, a cura di Erminio Risso, Milano, Giangiacomo Feltrinelli, 2000.
4. Maria Antonietta Terzoli, Foscolo, Bari, Laterza, 2000.
5. Elio Gioanola, Giovanni Pascoli. Sentimenti filiali di un parricida, Milano, Jaca Book, 2000.
Per i giovani
1. Raffaele Liucci, La tentazione della “casa in collina”. Il disimpegno degli intellettuali nella guerra civile italiana (1943-1945), Milano, Unicopli, 1999.
2. Federica Merlanti, Genova tra le righe. La città nelle pagine di narratori italiani fra ‘800 e ‘900, premessa di Franco Contorbia, Genova, Marietti 1820, 2000.
3. Gabriele Pedullà, La strada più lunga. Sulle tracce di Beppe Fenoglio, Roma, Donzelli, 2001.

Premio Moretti per la filologia
Dopo il dibattito si è quindi proceduto ad assegnare i premi nel modo che segue. Per la sezione «Filologia» concorrono, per il biennio 1999-2001, opere di alta dignità scientifica, sia di maestri ormai riconosciuti, sia di studiosi delle leve più giovani. La Giuria esprime pertanto la più viva soddisfazione per l’eccellente stato di salute della disciplina, arricchita anche dagli apporti di valenti storici della lingua. L’attento esame delle edizioni ha portato alla fine, non senza il rincrescimento di aver dovuto operare, di necessità, difficili esclusioni, alla decisione unanime di assegnare quest’anno il Premio a due lavori di particolare valore, dividendo ex-aequo la loro posta in palio.

a) Luca Danzi, Lingua nazionale e lessicografia milanese. Manzoni e Cherubini, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2001.
Con la seguente motivazione: «Bel libro in cui Luca Danzi, al termine di una ricerca pluriennale , ricostruisce con solide novità di risultati il problema della più avanzata cultura italiana del primo Ottocento; vale a dire , il rapporto vitale tra lingua e dialetto, nella prospettiva della fondazione di una letteratura e di una società democraticamente moderne. Secondo il titolo bipartito l’indagine ricostruisce, esaustivamente, da una parte la singolare formazione di Francesco Cherubini, da cui discende la sua ponderosa attività di lessicografo giunta nel 1814 all’editio minor del Vocabolario milanese; dall’altra l’infaticabile lavoro del Manzoni, per la soluzione del problema linguistico del romanzo: programma che egli perseguì sul piano teorico (in dissenso con tutti, non solo col sistema di padre Cesari), non meno che su quello operativo, con uno studio qui indagato anche attraverso le sue postille all’esemplare braidense del Cherubini, che è documento, tra gli altri, di un gusto mirabilmente sicuro, da grande prosatore, e insieme di una sempre più affinata competenza lessicale. Appendici e indici rendono infine agevole l’uso di un libro destinato a divenire un indispensabile ferro del mestiere».

b) Bice Mortara Garavelli, Le parole e la giustizia. Divagazioni grammaticali e retoriche su testi giuridici italiani, Torino, Einaudi, 2001.
Con la seguente motivazione: «Il libro di Bice Mortara affronta con grande intelligenza e rigore il panorama assai vasto del linguaggio giuridico, dal linguaggio della “Costituzione” ai testi giuridici normativi, e lo analizza con metodi modernissimi (linguistica pragmatica e linguistica testuale sono due specialità dell’autrice), metodi non posticci ma necessari, poiché il libro tratta di enunciati che realizzano per l’appunto l’“atto” linguistico. Le pagine della Mortara non contengono soltanto analisi scientificamente serrate, ma si fermano piacevolmente anche sui luoghi comuni, i detti e i proverbi sugli uomini di legge, i vivaci riflessi cioè di un linguaggio settoriale sul linguaggio del quotidiano. Riuscitissimo il capitolo sui dispositivi retorici dell’oratoria forense, esemplati sulle arringhe famose di noti processi penali. Un contributo importante dunque, in un settore che sino ad oggi non era stato mai analizzato così a fondo».

Premio Moretti per la critica e la storia letteraria
Il Premio per la critica è stato assegnato per il biennio 1999-2001 a maggioranza, ma con un voto a favore di Luigi Baldacci, a:
Vittorio Coletti, Dietro la parola. Miti e ossessioni del Novecento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2000.
Con la seguente motivazione: «Il libro di Vittorio Coletti compie un affascinante percorso in un Novecento letterario pervaso da alcuni miti e ossessioni rilevanti nella modernità. Anzitutto il potere e i limiti del linguaggio, con i referenti culturali in Heidegger, Derrida, Levinas, Gadamer, Foucault, Blanchot, con varia riflessione e realizzazione letteraria in alcuni tra i maggiori nostri scrittori del secondo Novecento, da Montale a Caproni a Luzi, da Calvino a Del Giudice. Un capitolo centrale del libro è dedicato al tema della morte, che il Novecento ha cercato di nascondere, di addomesticare, o di ridurre a fatto casuale. Ma tentativo di cancellarla o di razionalizzarla ha scatenato angoscia, interrogativi, diventati centrali soprattutto in poesia (Pascoli, Montale, Sereni, Luzi, Caproni). Dopo Dante mai la letteratura, come nel Novecento, aveva ascoltato con tanta intensità le voci dell’aldilà. A questi itinerari del libro se ne intrecciano altri di molto rilievo: il tema del soggetto individuale in una cultura che ne ha pianto la centralità perduta, e il tema del tempo, cui si è affiancato nel Novecento, come luogo utopico o drammatico, la spazialità, sia come paesaggio o riflessione sul paesaggio, sia come forma, costruzione del discorso e della comunicazione artistica».

Premio Moretti per la sezione giovani
Il Premio Moretti riservato alla sezione speciale dedicata ai giovani studiosi è stato assegnato ex-aequo a:

a) Federica Merlanti, Genova tra le righe. La città nelle pagine di narratori italiani fra ‘800 e ‘900, premessa di Franco Contorbia, Genova, Marietti 1820, 2000.
Con la seguente motivazione: «Con acuta sensibilità e intelligenza il volume di Federica Merlanti mette a fuoco i modi e le forme della rappresentazione di Genova nella narrativa italiana dall’Unità ai nostri giorni inscrivendo quel mobilissimo repertorio di immagini in una lucida prospettiva storico-critica».

b) Gabriele Pedullà, La strada più lunga. Sulle tracce di Beppe Fenoglio, Roma, Donzelli, 2001.
Con la seguente motivazione: «Il volume di Gabriele Pedullà si inserisce felicemente nel dibattito soprattutto linguistico-filologico intorno al romanzo Una questione privata, isolando una serie di nodi eminenti della scrittura fenogliana (dall’uso dei silenzi allo spazio deferito alla morte nella geometria del racconto».

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