PREMIO MORETTI: LA VII EDIZIONE HA IL VOLTO DELL’ANDREANA.

da | Ott 20, 2005

PREMIO MORETTI:
LA VII EDIZIONE HA IL VOLTO DELL’ANDREANA
ILARIA OCCHINI
DI NUOVO A CESENATICO

La VII edizione del Premio biennale Marino Moretti ha il volto di uno dei personaggi più riusciti dell’universo femminile morettiano: L’Andreana. Uscito nel 1935 in volume, il romanzo riscosse grande successo e conobbe molte riedizioni e traduzioni. Nel 1981 la RAI, per la regia di Leonardo Cortese, ne girò la versione cinematografica con Ilaria Occhini e Gastone Moschin.
La grande attrice ritorna a Cesenatico, per ridare la voce e il volto al personaggio di Moretti. La Occhini, che ha appena ricevuto il prestigioso Premio Duse, non è solo donna di teatro ma intellettuale sensibile e profondamente legata anche al mondo della letteratura: nipote di Giovanni Papini ha infatti sposato lo scrittore Raffaele La Capria (anch’egli riconosciuto quest’anno col Premio Viareggio).

CERIMONIA DI PREMIAZIONE VII EDIZIONE DEL PREMIO BIENNALE MARINO MORETTI PER LA CRITICA E LA FILOLOGIA:
SABATO 29 OTTOBRE ORE 17 NEL TEATRO COMUNALE DI CESENATICO.
CONDUCE LA SERATA ENNIO CAVALLI (SCRITTORE E GIORNALISTA RAI)

L’Andreana di Marino Moretti: 70 anni di un romanzo ancora attuale.
Apparso la prima volta su «Pegaso» tra la fine del 1932 e il giugno del 1933, L’Andreana venne pubblicato in volume da Mondadori nel 1935. È il romanzo di Moretti nel quale giungono a maturazione diversi temi cari all’autore, come la vita del borgo marinaro, rappresentato in un preciso contesto storico, e con i suoi personaggi che mal si adattano alla cerchia chiusa delle loro esistenze.
Tutto ruota, appunto, attorno ad Andreana, protagonista del romanzo e rappresentante di quell’universo femminile che è materia primaria dei romanzi di Moretti. Rimasta vedova del primo marito che l’aveva portata ad una certa agiatezza, Andreana dovrà passare attraverso altre prove durissime: il fallimento di un secondo matrimonio, l’abbandono da parte della figlia, destinata ad un futuro di donna perduta, e da parte del figlio, che si scopre scambiato nella culla e che preferisce la nuova famiglia più ricca. Tuttavia, mentre l’universo familiare le si sgretola attorno, l’Andreana saprà trovare nella stessa durezza e sofferenza della vita, la forza di ricominciare, e lo farà proprio da dove era partita: il suo primo lavoro di pescivendola.
L’Andreana è una donna che ha in Romagna una identità ben definita e anche uno specifico nome: «arzdora», cioè «reggitrice»: il cardine di organizzazione e autorità su cui si regge tutto il nucleo familiare, in parallelo al mondo del lavoro e dei rapporti sociali ufficiali, gestito dagli uomini. La donna forte di Moretti, tuttavia, non si esaurisce in questa figura locale, ma affonda su profondità più lontane e fors’anche psicanalitiche, connesse al rapporto dello scrittore con l’intero mondo femminile, ma soprattutto con la figura della madre. Oltre alle molte riedizioni in volume, l’opera fu ridotta per una versione televisiva, messa in onda nel 1982 per la regia di Leonardo Cortese.

I VINCITORI DELLA VII EDIZIONE:

La Giuria del Premio Moretti, composta da Luigi Beccaria, Franco Contorbia, Dante Isella, Pier Vincenzo Mengaldo, Ezio Raimondi, valutando le oltre 150 opere in concorso, ha assegnato i premi della VII edizione / 2005.
Questi i vincitori:

• Per la critica: Gilberto Lonardi con il volume L’oro di Omero. L’”Iliade”, Saffo: antichissimi di Leopardi (Venezia, Marsilio);

• Per la filologia>: Maria Antonietta Terzoli con l’opera Le prime lettere di Jacopo Ortis (Roma, Salerno Editrice);

• Per i giovani: Giuseppe Antonelli con il volume Tipologia linguistica del genere epistolare nel primo Ottocento. Sondaggi sulle lettere familiari di mittenti còlti (Roma, Edizioni dell’Ateneo).

Il Premio per la critica viene assegnato a GILBERTO LONARDI per l’opera L’oro di Omero (Venezia, Marsilio, 2005), con la seguente motivazione:
«Con una ricerca solida ed ampia nella documentazione quanto intelligente e raffinata nell’interpretazione, Gilberto Lonardi ha costruito un saggio, di molta importanza critica e filologica, volto ad analizzare le parole, le figure del discorso, i modi e le forme della poesia leopardiana, per quanto la occupa o la segna la memoria dell’antico: quell’antico cui Leopardi non ha cessato di guardare come ad un luogo di altezza irraggiungibile. Lonardi mostra nelle sue acute e dotte pagine come Leopardi abbia trasformato, “tradotto” con intrepida coerenza, dei lontani referenti culturali (Omero innanzitutto, e Saffo, e Virgilio, e Ovidio), facendo entrare nell’antico una specie di intenso spirito della palinodia. Nel libro di Lonardi la sintonizzazione con “l’oro” degli antichi si concentra in particolare sulla memoria leopardiana della serena-bellezza non disgiunta dal tragico in Omero, o sulla memoria di una Saffo intensamente connotata di sublime: una Saffo ed un Omero giunti a Leopardi anche attraverso le mediazioni di Montaigne, La Rochefoucauld, e i tanti precisi luoghi montiani della versione dell’Iliade, che puntualmente Lonardi riprende e commenta con singolare acribia».
GILBERTO LONARDI è professore ordinario di Letteratura italiana nella facoltà di Lettere dell’Università di Verona. Tra i suoi libri: Il Vecchio e il Giovane e altri studi su Montale (Zanichelli, 1980), Alcibiade e il suo dèmone. Parabole del moderno tra D’Annunzio e Pirandello (Essedue edizioni, 1988), Ermengarda e il Pirata. Manzoni, dramma epico, melodramma (Il Mulino, 1991). Ha curato edizioni di Manzoni (Marsilio) e di Sereni (Rizzoli). Quanto a Leopardi: Classicismo e utopia nella lirica leopardiana (Olschki, 1986), Leopardismo (Sansoni, 1989). Il saggio più recente è Il fiore dell’addio. Leonora, Manrico e altri fantasmi del melodramma nella poesia di Montale (Il Mulino, 2003).
Il Premio per la filologia viene assegnato a MARIA ANTONIETTA TERZOLI per l’opera intitolata Le prime lettere di Jacopo Ortis – Un giallo editoriale tra politica e censura, edito dalla Salerno nel 2004. Ordinaria di Letteratura italiana all’Università di Basilea, l’autrice si è formata nella fervida scuola pavese degli anni Settanta, iniziando la sua attività con lo studio della prosa del Pascoli, e si è affermata soprattutto per importanti lavori sul Foscolo e sull’anti-Foscolo Carlo Emilio Gadda.
Libro il suo, oggi premiato, che la Giuria ha ritenuto esemplare. In tutti i sensi; già perché «libro»: assunto non proprio ordinario, se si fa mente al fatto che fino a un passato prossimo generazioni di critici letterari, anche di livello sommo, di norma si sono mantenuti nella misura del saggio. Ma esemplare anche per tante ragioni più specifiche: l’importanza dell’oggetto focalizzato (un nodo dei più intricati quale è stato fin qui il primo Ortis, il romanzo inaugurale del wertherismo italiano) e, insieme, la pluralità degli strumenti critici messi in campo, tra accanita ricerca documentaria e ben ragionata ricostruzione storica, sicuri procedimenti filologici e sensibile analisi stilistica. Ma si aggiungano, addendi non meno essenziali, l’abilità nell’impostare il caso e nello sciogliere l’intrigo romanzesco (un vero e proprio «giallo», secondo l’invitante sottotitolo) e il piacere della scrittura, tra informazione e affabulazione. Una miscela di componenti che convergono verso una ricombinazione originale dei dati più volte esaminati e dibattuti da studiosi della tradizione antica e recente, con risultati che la Giuria ritiene nuovi, sicuri, assolutamente persuasivi.
Il premio per i Giovani Studiosi è stato attribuito a GIUSEPPE ANTONELLI per il saggio Tipologia linguistica del genere epistolare nel primo Ottocento. Sondaggi sulle lettere familiari di mittenti cólti (Roma, Edizioni dell’Ateneo).
Nel suo fitto e compatto volume Tipologia linguistica del genere epistolare nel primo Ottocento, Antonelli ha descritto esaurientemente, estraendone le costanti, la fisionomia linguistica e testuale di un ricco corpus di lettere familiari dell’epoca, ivi compresi epistolari femminili. Condotto con sicuro possesso degli strumenti linguistici e retorici e con capacità analitiche già pienamente mature, il libro del giovane studioso è un’eccellente monografia di storia della lingua italiana, e si pone come modello e punto di riferimento indispensabile per le ricerche, oggi in crescita, sulla lingua e le strutture dell’epistolografia italiana del Sette e dell’Ottocento.
GIUSEPPE ANTONELLI (Arezzo, 1970) insegna Linguistica italiana all’Università degli Studi di Cassino. Collabora all’inserto domenicale del “Sole 24 ore”, all'”Indice dei libri del mese”, alla “Rivista dei Libri”, al “Caffè illustrato”, a “Nuovi Argomenti”. Collabora dal 1995 alle attività culturali promosse dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e dal 1997 con la Società Dante Alighieri; è uno dei quattro autori della mostra La dolce lingua. L’italiano nella storia, nell’arte, nella musica, curata da Luca Serianni. Tra i suoi studi, si è occupato della lingua dei romanzi di Pietro Chiari e Antonio Piazza, degli aspetti linguistici della commedia italiana del Cinquecento, della lingua di Aurelio Bertola viaggiatore. Nel 2003 ha partecipato al Premio Strega con il suo primo romanzo Trenità. Ovvero elogio dei tempi morti

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