La Giuria del Premio Moretti, composta da Gian Luigi Beccaria, Franco Contorbia, Renzo Cremante, Giulio Ferroni, e Pier Vincenzo Mengaldo ha assegnato i premi della XII edizione del Premio Moretti che quest’anno prevedeva l’allargamento dell’ambito cronologico del premio alla letteratura italiana nella sua generalità. Le numerose opere giunte al concorso, per la più parte di eccellente valore, hanno nel complesso ristabilito un panorama degli studi florido e vivace.
Per la prima sezione, riservata alla «Filologia», la Giuria ha assegnato il premio a:
LAURA REFE, I fragmenta dell’Epistola Ad Posteritatem di Francesco Petrarca, Messina, Centro Interdipartimentale di Studi Umanistici, 2014
Con la seguente motivazione:
La giuria si trova a constatare che tra i lavori filologici presentati per questa edizione del Premio Moretti non pochi sono quelli che meriterebbero un’adeguata segnalazione e riconoscimento. La scelta del lavoro di Laura Refe è motivata, oltre che dal maturo rigore e dalla solida prospettiva critica con cui è svolto, dal suo rivolgersi, con originale soluzione editoriale, ad uno scritto capitale come l’epistola petrarchesca. Lo studio è sostenuto da un’essenziale coscienza di metodo, che si fa carico di tutti i problemi posti dalla ricostruzione di un testo frammentario, composto in fasi diverse e non finito, che invece la tradizione editoriale si è trovata perlopiù a far percepire come opera conclusa. L’attento vaglio dei diversi testimoni (con molti elementi di novità rispetto a precedenti edizioni critiche) ha condotto la studiosa a costruire convincenti ipotesi sullo stato dell’originale perduto: con importanti esiti critici a proposito della sua struttura e dei tempi di composizione. Il testo è corredato di un rigoroso apparato, da un’agile traduzione e di un ricco commento, che collega e confronta la frammentaria epistola con la complessa rete degli scritti di Petrarca. Contributo determinante per gli studi petrarcheschi, con un risultato che ha esiti rilevanti sul piano storico e critico.
Per la seconda sezione riservata alla «Storia e Critica Letteraria», la giuria ha premiato:
MASSIMO NATALE, Il curatore ozioso. Forme e funzioni del coro tragico in Italia, Venezia, Marsilio, 2013
Con la seguente motivazione:
All’insegna della citazione aristotelica e tassiana del titolo, il volume di Massimo Natale propone una lucida, circostanziata e originale ricognizione delle forme e delle funzioni del coro tragico in Italia, della sua permanenza, a partire dai modelli classici, e delle sue metamorfosi, lungo un percorso di tre secoli di storia letteraria, dalla rinascita cinquecentesca della tragedia e dalla Sofonisba trissiniana agli esiti ottocenteschi di Manzoni e del Leopardi del Coro dei morti, fino, per exempla, a possibili interferenze liriche novecentesche, fra Michelstaedter Fortini e Zanzotto. Fra le analisi particolari, condotte con efficacia e perizia e con vivace sensibilità critica sui versanti sia formale e metrico, sia intertestuale, si segnalano, per ricchezza e novità di risultati, quelle riservate ai cori del Torrismondo e al coro-personaggio nelle tragedie di Della Valle, come anche agli sconfinamenti del coro nella direzione dell’aria metastasiana e del melodramma verdiano.
Infine il Premio alla Carriera è stato assegnato all’unanimità a LUIGI BLASUCCI:
Tra gli studiosi operanti nel Novecento e nel primo quindicennio del nuovo secolo Luigi Blasucci occupa uno spazio eminente per il rigore con il quale ha saputo coniugare filologia e critica, impeccabili analisi testuali e ricostruzioni storico-letterarie di largo respiro. Dante, Petrarca, Ariosto, Manzoni, Leopardi, Montale sono stati oggetto, da parte di Blasucci, di edizioni, commenti, indagini critiche che hanno contribuito, tra l’altro, alla formazione di studiosi di più generazioni, dentro e fuori dell’Università di Pisa. La commissione giudicatrice ha ritenuto di dargliene affettuosamente atto assegnandogli il Premio Moretti 2015 alla carriera.
La cerimonia di consegna avverrà sabato 31 ottobre alle ore 18 nel Teatro Comunale di Cesenatico.
Info: casamoretti@cesenatico.it
SCHEDE
Il Premio Moretti
Con la XII edizione il Premio Moretti tenuto a battesimo nel 1993 dall’allora ministro dei Beni Culturali Giovanni Spadolini, che fu anche amico personale di Marino Moretti, si consolida quale riconoscimento prestigioso per gli studi. Dedicato ai giovani critici, perché si ritiene determinante propiziare e incoraggiare il lavoro di studiosi alle prime prove, in questi anni sono passati molti esordienti che poi hanno confermato il riconoscimento ricevuto a Cesenatico avviando una brillante carriera di docenti e ricercatori nelle università italiane e straniere. Non manca tuttavia il riconoscimento a quanti rappresentano i pilastri della critica che ha permesso di chiamare a Cesenatico maestri quali De Robertis, Segre, ecc..
Saper riconoscere ciò che di meglio appare di nuovo, nel solco di una tradizione ricca e prestigiosa: questo il lavoro svolto dal Premio Moretti e garantito da una Giuria che ha sempre avuto in sé il meglio della critica letteraria italiana, tanto da potere affermare che uno dei meriti del Premio è stato anche quello di unire nel segno di Moretti alcune tra le più note e insigni figure del Novecento letterario italiano come Geno Pampaloni, Alfredo Giuliani, Ezio Raimondi, Dante Isella, Umberto Carpi.
Oggi la Commissione giudicatrice è composta da Gianluigi Beccaria, Franco Contorbia, Renzo Cremante, Giulio Ferroni, e Pier Vincenzo Mengaldo.
Laura Refe
Laura Refe è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia e Beni culturali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha pubblicato l’edizione integrale delle postille di Petrarca a Giuseppe Flavio contenute nel ms. Par. lat. 5054 (Firenze 2004), lavoro per il quale l’Università di Messina le ha assegnato il Premio Giovani Ricercatori 2006. In qualità di borsista di Villa I Tatti, The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies (a.a. 2012-2013) e del Warburg Institute, University of London (a.a. 2013-2014) ha sviluppato un’ampia ricerca sugli allievi di Poliziano allo Studio fiorentino. Attualmente si sta occupando di una ricerca relativa agli aspetti filologici dei volgarizzamenti aristotelici del Rinascimento.
Il libro premiato
Testo critico e traduzione dell’Ad Posteritatem di Petrarca, con studio introduttivo e ampio commento. La proposta ecdotica, resa più solida da un ampliamento della base testimoniale, si presenta per tanti aspetti innovativa e sperimentale. Scandita in tre sezioni che fotografano altrettanti momenti primitivi, mira a restituire una possibile immagine dell’originale petrarchesco, appannato da una tradizione che ha dato finitezza illusoria a un prodotto incompiuto. La definizione di Fragmenta rileva così il dato storiografico e critico di una peculiare nozione di testualità, “viva” proprio nella sua disarticolazione strutturale e formale; il rapporto fra dettato d’impianto e lacerti dovuti ai successivi ritorni sul testo, la cui natura di aggiunta o riflessione paratestuale non è sempre esattamente precisabile, viene suggerito tramite speciali segni diacritici; così come si da evidenza topica alle varianti alternative attive. Il ricorso sistematico al Sermo di Pier Paolo Vergerio – latore di intere parti provenienti dallo scrittoio dell’umanista – rivaluta con il dovuto equilibrio un ingresso collaterale nell’officina dell’epistola.
Massimo Natale
Massimo Natale (1982) si è laureato presso l’Università di Verona sotto la guida del prof. Gilberto Lonardi, con una tesi dedicata a Giacomo Leopardi, con cui ha vinto il Premio Leopardi 2008 del Centro Studi Leopardiani di Recanati. La tesi è stata poi pubblicata con il titolo Il canto delle idee. Leopardi fra ‘Pensiero dominante’ e ‘Aspasia’ (Marsilio 2009).
Suoi principali interessi di studio, oltre alla poesia e al pensiero leopardiani (ha scritto su Walter Benjamin recensore dei Pensieri, e sul Leopardi di Mario Luzi), il teatro tragico fra Cinquecento e Settecento, la fortuna dell’antico fra i moderni (con Giuseppe Sandrini ha curato Gli antichi dei moderni. Dodici letture da Leopardi a Zanzotto, Fiorini 2010) e la poesia novecentesca (ha scritto su Caproni, Sereni, Zanzotto, Bandini).
Attualmente svolge attività di ricerca presso l’Università di Verona, dove tiene corsi di Letteratura italiana e di Letteratura italiana moderna e contemporanea. Membro del comitato scientifico del Centro Studi Leopardiani di Recanati; collabora con Alias – supplemento domenicale de «Il Manifesto», dove si occupa soprattutto di poesia, critica e ricezione dei classici.
Il curatore ozioso. Forme e funzioni del coro tragico in Italia (Marsilio 2013) è il risultato di un dottorato di ricerca svolto fra l’ateneo veronese e l’Université de Lausanne, sotto la direzione del prof. Gilberto Lonardi e del prof. Marco Praloran.
Il libro premiato
Curatore ozioso, cantuccio riservato all’autore, attore ignoto, multanime figura: sono molte le definizioni che l’Occidente ha faticosamente impiegato per il coro, vera chiave di volta della tragedia antica ma oggetto ormai misterioso per i moderni, tanto che l’Erasmo traduttore di Ifigenia e di Ecuba poteva parlare dei cori di Euripide come di una sfinge. Questo libro – tenendo presente il modello del dramma classico, anzitutto quello di Sofocle e di Seneca, e la loro fortuna tra Cinquecento e Settecento – insegue il fantasma del coro e le sue metamorfosi, muovendosi tra riflessione teorica e letture testuali dirette, da Tasso a Della Valle, da Metastasio ad Alfieri, e gettando uno sguardo sulla rinascita della forma-coro tra Manzoni e il melodramma di Verdi. Non senza interrogarsi, infine, su come Leopardi e lo stesso Manzoni sfruttino il coro anche al di fuori del meccanismo drammatico: come regno del soggetto, come ultimo luogo di sopravvivenza dell’io lirico, che la poesia novecentesca continuerà poi a custodire fino a Michelstaedter, Fortini e Zanzotto.
Luigi Blasucci
Originario di Altamura, studiò alla Scuola Normale di Pisa con maestri quali Luigi Russo, Mario Fubini e Gianfranco Contini, prima di avviare una pluridecennale esperienza di insegnamento nella città toscana. All’Università di Pisa fu professore di Lingua e Letteratura italiana alla Facoltà di Lingue (1966-1975) e di Letteratura italiana a quella di Lettere (1968-1982), cattedra che tenne nei tredici anni successivi, dopo il passaggio alla Normale.
Il magistrale percorso critico di Blasucci si è snodato lungo molte pubblicazioni accademiche, il cui arco di tempo va dagli anni Sessanta ai Duemila. Il suo approccio stilistico-formale ha affrontato i maggiori della letteratura italiana, e segnatamente Dante, Petrarca, Ariosto, Manzoni, Leopardi, Montale, oltre a vari altri. Nei suoi studi leopardiani evidenziò come il pensiero filosofico del recanatese si esprimesse nella produzione lirica, nei Canti, al pari che nelle opere teoriche.